Maggio 2016
L’economia
orvietana dal 1870 agli inizi del 2000
Paolo Borrello
a Cinzia e Elisa
Notizie
sull’autore
Paolo Borrello, nato a Orvieto nel 1957,
si è laureato in Scienze Economiche presso l’Università di Siena. Ha
frequentato il master in gestione dell’economia e dell’impresa organizzato
dall’Istao (Istituto Adriano Olivetti di Ancona), allora presieduto da uno dei
più importanti economisti italiani del ‘900, Giorgio Fuà.
Ha svolto diverse attività lavorative:
consulente di alcune associazioni imprenditoriali, consulente per conto della
Regione dell’Umbria relativamente all’utilizzo di contributi dell’Unione
europea, consulente del Comune di Orvieto riguardo varie problematiche inerenti
lo sviluppo economico. Attualmente è funzionario del Comune di Orvieto.
Ha fatto parte del gruppo di lavoro
dell’osservatorio sulla situazione economica e sociale dell’area orvietana, fin
dall’inizio della pubblicazione del bollettino realizzato dall’osservatorio.
Ha scritto su incarico del Comune di
Orvieto, nel 1998 “L’andamento e i caratteri della popolazione residente nel
comune di Orvieto” e nel 2006 “L’economia orvietana dal 1870 agli inizi del
2000". Inoltre, nel 2010, “Dove va Orvieto - il punto sulla situazione
economica e sociale dell’Orvietano”, Intermedia edizioni. E nel 2016, un e-book
“La crescita di Orvieto - un’analisi dei piani regolatori comunali”.
Indice
Introduzione
pag. 1
L’economia
orvietana dal 1870 al 1951
pag. 4
L’economia
orvietana dal 1951 al 1991
pag. 21
L’economia
orvietana agli inizi del 2000
pag. 48
- I livelli del
benessere
pag. 48
- Il ruolo dei
principali settori
pag. 58
- La popolazione
pag. 93
Conclusioni
pag.
101
Un aggiornamento: cosa è avvenuto nei primi anni del nuovo secolo
pag. 104
1
Introduzione
Questo è un “piccolo” e-book.
Per vari motivi.
Per il numero limitato delle pagine.
Per le ambizioni non eccessive, in
questa occasione, dell’autore, il quale non ha voluto - né poteva per la verità
- svelare chissà quali novità riguardo ai caratteri e all’evoluzione
dell’economia orvietana.
Per le dimensioni ristrette dell’ambito
territoriale preso in esame. Infatti sono stati considerati i dodici comuni del
comprensorio orvietano (Allerona, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo,
Fabro, Ficulle, Montecchio, Montegabbione, Monteleone, Orvieto, Parrano,
Porano). Particolare attenzione è stata dedicata ad Orvieto.
Tuttavia l’autore ha ritenuto ugualmente
utile scriverlo (i lettori saranno dello stesso
avviso?).
Per vari motivi.
Innanzi tutto perché non era stato
ancora scritto un libro o un e-book con il quale si tentasse di analizzare,
contemporaneamente, il passato e il presente del sistema economico locale.
Tale approccio diventa importante
soprattutto se si considera che le principali caratteristiche attuali
dell’economia orvietana sono state notevolmente influenzate da quanto avvenuto
in passato.
Occorre aggiungere, poi, che non
esistevano studi nei quali fosse stata esaminata
l’economia orvietana dal 1870 alla metà
del XX secolo.
Inoltre le analisi economiche relative
al periodo ricompreso tra il 1950 e il 1990 erano tutt’altro che numerose. Per
quanto riguarda il periodo ancora successivo - dagli inizi degli anni ’90 agli
inizi del 2000 -, la situazione cambia, soprattutto grazie alla pubblicazione
del bollettino dell’osservatorio sulla situazione economica e sociale dell’area
orvietana, osservatorio promosso dal Comune di Orvieto.
2
Peraltro l’autore faceva parte del
gruppo di lavoro dell’osservatorio e in alcuni casi ha utilizzato i risultati
di alcune ricerche già pubblicate nel bollettino citato, soprattutto, ma non
esclusivamente, di quelle da lui realizzate.
Le fonti statistiche dei dati presi in
esame sono numerose e vengono citate non al termine delle tavole presentate ma
nell’ambito dei commenti riferiti ai contenuti delle
tavole (sono scritte in neretto).
Il libro si suddivide in tre principali
capitoli: l’economia orvietana dal 1870 al 1951, l’economia orvietana dal 1951
al 1991, l’economia orvietana agli inizi del 2000.
Nel primo sono analizzati i principali
caratteri dell’economia orvietana, nonché i più
importanti cambiamenti in essa
intervenuti, relativamente ad un periodo piuttosto
lungo - dal 1870 al 1951 -. Per quanto
concerne questo capitolo i dati a disposizione
non erano molti, ma sono stati ritenuti
comunque sufficienti per poter raggiungere gli
obiettivi analitici prefissati.
Nel secondo capitolo sono stati invece
esaminati i caratteri dell’economia orvietana, e
le principali trasformazioni che l’hanno
contraddistinta, relativamente ad un periodo più breve, quaranta anni, per il
quale inoltre è stato possibile utilizzare una maggiore quantità di dati, anche
più affidabili, rispetto a quelli relativi al periodo precedente.
Nel terzo capitolo, dedicato all’esame
del sistema economico locale agli inizi del 2000, ed anche nel corso degli anni
’90 del secolo da poco terminato, la disponibilità e l’affidabilità dei dati è
ancora migliorata.
Il terzo capitolo è stata distinto in
tre paragrafi.
Nel primo sono stati esaminati “i
livelli del benessere”, nella consapevolezza che un
sistema economico non può funzionare
adeguatamente se esso non contribuisce, in
misura sufficiente, a determinare un
livello di benessere della popolazione se non ottimale almeno accettabile. Sono
state utilizzate alcune variabili quali il prodotto interno lordo, il reddito,
il tasso di disoccupazione, il tasso di occupazione, il tasso di attività, che
tutte insieme possono fornire quanto meno delle indicazioni circa il benessere
della popolazione locale, anche se rimane comunque un problema di non facile
soluzione e cioè di quale definizione di benessere fare uso e come misurarlo.
Nel secondo è stato analizzato il ruolo
dei principali settori nei quali si può suddividere ogni sistema economico e
cioè l’agricoltura, l’industria e il terziario, esaminando soprattutto le
caratteristiche delle più importanti componenti dei tre settori citati.
3
Nel terzo sono stati considerati alcuni
dati relativi all’andamento della popolazione,
almeno per due motivi: tale andamento
può essere considerato un buon indicatore dello stato di salute dell’economia
locale ed inoltre i flussi demografici, soprattutto i flussi migratori, possono
essere influenzati dalla situazione economica e, inoltre, forniscono alcune
indicazioni su di essa.
E’ opportuno, inoltre, precisare che le
metodologie utilizzate dall’autore non sono quelle tipiche dello storico
economico, essenzialmente perché l’autore non è uno storico economico ma un
economista (o almeno pensa di esserlo) e ha cercato di fare uso della “cassetta
degli attrezzi” di cui generalmente si servono gli economisti. E’ ben noto che
tale “cassetta” presenta dei limiti non di poco conto. E quei limiti diventano
ancora maggiori se si tenta di analizzare la situazione economica di un ambito
territoriale piuttosto ristretto, quale è un comune o un insieme di comuni.
Secondo l’autore però quei limiti
condizionano solo in parte la validità dei risultati ottenuti tramite le
analisi effettuate.
Di nuovo, però, l’ultima parola spetta
al lettore, al quale viene rivolto un ringraziamento anticipato per la pazienza
che intenderà dimostrare.
Gran parte dei contenuti di questo
e-book erano stati già inseriti in un libro pubblicato dal Comune di Orvieto
nel 2006.
La principale diversità rispetto al
libro è rappresentata dall’ultimo capitolo denominato “Un aggiornamento: cosa è
avvenuto nei primi anni del nuovo secolo”.
4
L’economia
orvietana dal 1870 al 1951
Per avere delle indicazioni sulla
situazione economica dell’Orvietano nel periodo ricompreso tra il 1870 e il
1951, possono essere utilizzati sia i
dati contenuti nello studio di Luigi Bellini “Aspetti statistici della
struttura economica dei comuni umbri dal 1861 al 1961”, pubblicato nel 1987, a
cura di Luigi Tittarelli, sia i dati desumibili dall’analisi di due censimenti
della popolazione, effettuati nel 1901 e nel 1921.
E’ del tutto evidente che i dati citati
sono meno numerosi ed attendibili rispetto a quelli a disposizione
relativamente ai periodi successivi al 1951. Nonostante ciò, si possono
rivelare ugualmente utili per avere delle indicazioni di carattere generale
sulla struttura economica dell’Orvietano, indicazioni necessarie soprattutto
per verificare se, fin dal periodo considerato, esistevano, per l’area
orvietana, delle specificità, degne di attenzione, rispetto ad altre parti del
territorio regionale.
Tramite
l’esame dei dati contenuti nello studio di Luigi Bellini, è possibile
prendere in considerazione alcuni indici dell’attività agricola e industriale,
relativi ai comuni del comprensorio orvietano, la cui analisi è piuttosto
significativa in quanto consente di utilizzare informazioni sintetiche ma
ugualmente importanti, sull’evoluzione dell’attività agricola ed industriale,
nell’area orvietana, per quanto concerne un periodo di notevole interesse
perché caratterizzato dal verificarsi di profonde trasformazioni nella
struttura economica locale.
Nel 1870, se si analizza la percentuale
dei seminativi sulla superficie agraria e forestale, emerge che in diversi
comuni del comprensorio i valori di tale indice erano superiori al valore medio
regionale. Ciò dimostra che già in quel periodo il settore agricolo assumeva
nell’Orvietano un’importanza notevole, confermata dai dati sulla popolazione
attiva, disponibili però solo per quanto concerne i circondari e non per
singoli comuni, dati che saranno esaminati successivamente.
Invece i valori di due altri indici (la
percentuale dei seminativi arborati sulla superficie agraria e forestale e il
numero dei molini da grano per 1.000 abitanti) erano spesso, per quanto
riguarda i comuni dell’Orvietano, meno elevati rispetto al valore medio
regionale. Ciò può testimoniare l’esistenza di una certa arretratezza
dell’agricoltura locale.
Se si considera poi un indice
riguardante l’attività industriale (la percentuale degli addetti nell’industria
sulla popolazione residente) i valori attribuibili ai comuni del comprensorio
erano, quasi sempre, considerevolmente più bassi rispetto al valore medio
regionale, e ciò dimostra lo scarso peso del settore industriale, nell’ambito
dell’economia orvietana, che fin da allora si manifestava.
5
Tavola 1: alcuni
indici dell’attività agricola e industriale nel 1870
A
|
B
|
C
|
D
|
|
Allerona
|
24,60
|
2,46
|
-
|
-
|
Baschi
|
36,87
|
29,49
|
1,60
|
1,67
|
Castel Giorgio
|
43,38
|
1,07
|
-
|
-
|
Castel Viscardo
|
20,04
|
7,61
|
-
|
-
|
Fabro
|
55,89
|
11,10
|
-
|
-
|
Ficulle
|
29,03
|
11,43
|
-
|
-
|
Montecchio
|
*
|
*
|
*
|
*
|
Montegabbione
|
16,11
|
6,99
|
-
|
-
|
Monteleone
|
40,19
|
18,91
|
-
|
-
|
Orvieto
|
32,27
|
7,94
|
-
|
0,34
|
Parrano
|
20,57
|
9,95
|
-
|
-
|
Porano
|
53,30
|
15,20
|
-
|
-
|
Umbria
|
35,12
|
18,67
|
1,30
|
1,27
|
*era ricompreso nel territorio del comune di Baschi
N.B.: A – percentuale dei seminativi sulla
superficie agraria e forestale; B – percentuale dei seminativi arborati sulla
superficie agraria e forestale; C – molini da grano per 1.000abitanti; D –
percentuale degli addetti nell’industria sulla popolazione residente
Nel 1890, se si considerano due indici
riguardanti l’agricoltura (il carico di bestiame in kg. per ha. di superficie
agraria e forestale e il numero di ovini e caprini per 100 ha. di superficie
agraria e forestale) può essere notato che i valori riguardanti i comuni
dell’Orvietano erano spesso superiori al valore medio regionale (la situazione
inversa si verifica se si considera un altro indice, il numero dei molini da
olio per 1.000 abitanti). Tali risultati inducono ad effettuare valutazioni
simili a quelle svolte in precedenza, considerando altri indici dell’attività
agricola relativi al 1870.
Inoltre se si prende in esame il numero
dei telai domestici per 1.000 abitanti, questo indice in diversi comuni del
comprensorio presentava valori meno elevati rispetto al valore medio regionale,
a dimostrazione della minore importanza che le attività tessili assumevano
nella realtà orvietana rispetto ad altri territori dell’Umbria.
Se si considera poi un indice già in
precedenza esaminato (la percentuale degli addetti nell’industria sulla
popolazione residente) possono essere di nuovo formulate le considerazioni già
svolte (scarso peso cioè dell’industria nell’Orvietano) ma si può altresì
rilevare che quel settore, tra il 1870 e il 1890, ha subìto, anche nel
comprensorio orvietano, un certo sviluppo.
6
Tavola
2: alcuni indici dell’attività agricola e industriale nel 1890
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
|
Allerona
|
70,00
|
66,61
|
-
|
1,20
|
0,12
|
Baschi
|
60,30
|
77,31
|
-
|
2,60
|
0,26
|
Castel
Giorgio
|
97,70
|
97,99
|
-
|
24,20
|
2,58
|
Castel
Viscardo
|
95,90
|
68,07
|
-
|
16,00
|
3,16
|
Fabro
|
150,04
|
80,50
|
-
|
3,60
|
0,63
|
Ficulle
|
84,90
|
75,60
|
4,30
|
10,90
|
4,81
|
Montecchio
|
*
|
*
|
*
|
*
|
*
|
Montegabbione
|
100,70
|
86,79
|
-
|
21,00
|
0,15
|
Monteleone
|
183,60
|
62,61
|
5,00
|
18,30
|
3,99
|
Orvieto
|
79,40
|
65,93
|
1,20
|
7,50
|
1,64
|
Parrano
|
86,70
|
89,17
|
-
|
5,10
|
0,59
|
Porano
|
112,60
|
10,71
|
-
|
5,10
|
0,50
|
Umbria
|
92,10
|
67,81
|
1,00
|
21,80
|
4,77
|
*era ricompreso nel territorio del
comune di Baschi
N.B.: A – carico di bestiame in kg. per ha. di
superficie agraria e forestale; B – numero di ovini e caprini per 100 ha. di
superficie agraria e forestale; C – molini da olio per 1.000abitanti; D – telai
domestici per 1.000 abitanti; E – percentuale degli addetti nell’industria
sulla popolazione residente
Nel 1910 possono essere considerati
cinque indici dell’attività agricola (percentuale dei seminativi sulla
superficie agraria e forestale, carico di bestiame in kg. per ha. di superficie
agraria e forestale, percentuale delle coltivazioni legnose specializzate sulla
superficie agraria e forestale, percentuale dei seminativi arborati sulla
superficie agraria e forestale).
Dall’esame dei valori che i primi 3
indici assumevano nei comuni del comprensorio orvietano si può pervenire alle
stesse conclusioni in precedenza citate - sia relativamente al 1870 che al 1890
- (in primo luogo la notevole importanza del settore agricolo nell’Orvietano).
Dall’esame dei valori degli altri due
indici si ottiene ugualmente la conferma di altre valutazioni già espresse
(soprattutto l’esistenza di una certa arretratezza dell’agricoltura orvietana).
L’esame dell’indice dell’attività
industriale (la percentuale degli addetti nell’industria sulla popolazione
residente) dimostra nuovamente che nell’Orvietano il settore industriale era
meno presente, rispetto ad altri territori dell’Umbria, ed inoltre che, tra il
1890 e il 1910, non si è registrato, nell’Orvietano, come del resto nell’intera
7
Umbria, un incremento significativo del
peso di quel settore, anzi si è verificata una certa stasi.
Tavola
3: alcuni indici dell’attività agricola e industriale nel 1910
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
|
Allerona
|
32,41
|
-
|
7,82
|
85,20
|
82,47
|
5,36
|
Baschi
|
46,00
|
0,01
|
40,16
|
102,20
|
75,32
|
1,08
|
Castel Giorgio
|
65,81
|
0,03
|
2,61
|
129,40
|
132,80
|
1,29
|
Castel Viscardo
|
40,48
|
1,26
|
17,12
|
131,20
|
90,58
|
0,59
|
Fabro
|
67,19
|
0,16
|
16,98
|
156,40
|
86,19
|
1,43
|
Ficulle
|
53,13
|
0,03
|
20,83
|
107,70
|
74,80
|
2,01
|
Montecchio
|
*
|
*
|
*
|
*
|
*
|
*
|
Montegabbione
|
35,69
|
0,17
|
13,43
|
112,40
|
121,96
|
1,81
|
Monteleone
|
72,27
|
0,09
|
35,62
|
184,80
|
52,49
|
1,96
|
Orvieto
|
42,54
|
0,21
|
15,49
|
100,90
|
73,47
|
3,51
|
Parrano
|
43,66
|
2,48
|
17,68
|
117,60
|
79,84
|
0,55
|
Porano
|
66,12
|
0,15
|
26,36
|
167,10
|
60,85
|
-
|
Umbria
|
46,87
|
1,38
|
29,46
|
125,70
|
83,43
|
4,76
|
*era ricompreso nel territorio del comune
di Baschi
N.B.: A – percentuale dei seminativi sulla
superficie agraria e forestale; B – percentuale delle coltivazioni legnose
specializzate sulla superficie agraria e forestale; C – percentuale dei
seminativi arborati sulla superficie agraria e forestale; D – carico di
bestiame in kg. per ha. di superficie agraria e forestale; E – numero di ovini
e caprini per 100 ha. di superficie agraria e forestale; F – percentuale degli
addetti nell’industria sulla popolazione residente.
Nel 1930 l’esame
di alcuni indici dell’attività agricola induce a formulare valutazioni simili a
quelle già effettuate, per i comuni del comprensorio orvietano, negli anni
precedenti.
Un altro indice,
prima non considerato (la percentuale delle coltivazioni industriali sulla
superficie agraria e forestale) presentava, però, in alcuni comuni
dell’Orvietano valori superiori al valore medio regionale.
Un altro indice
ancora (la percentuale dei seminativi arborati sulla superficie agraria e forestale)
assumeva, in diversi comuni del comprensorio, valori più elevati del valore
medio regionale.
L’esame di
questi due ultimi indici può indurre a sostenere che nel 1930, rispetto agli
anni in precedenza considerati, nell’agricoltura orvietana alcuni elementi di
arretratezza erano stati eliminati.
8
Inoltre
l’analisi dell’indice dell’attività industriale (la percentuale degli addetti
nell’industria sulla popolazione residente) conferma che anche nel 1930 il peso
del settore industriale nell’Orvietano era inferiore al peso che caratterizzava
altre aree dell’Umbria e testimonia, inoltre, che tra il 1910 e il 1930, nei
comuni del comprensorio, si è verificata una certa crescita di natura
quantitativa dell’industria.
Tavola 4: alcuni indici dell’attività agricola e
industriale nel 1930
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
G
|
|
Allerona
|
39,14
|
-
|
1,24
|
23,27
|
93,00
|
51,71
|
4,15
|
Baschi
|
50,86
|
0,88
|
-
|
42,41
|
182,30
|
-
|
2,05
|
Castel Giorgio
|
74,90
|
-
|
-
|
36,40
|
169,70
|
94,92
|
4,94
|
Castel Viscardo
|
40,19
|
1,47
|
-
|
30,50
|
157,10
|
56,09
|
1,91
|
Fabro
|
70,27
|
0,38
|
-
|
37,86
|
233,90
|
98,60
|
11,33
|
Ficulle
|
55,61
|
-
|
-
|
26,99
|
152,50
|
52,68
|
1,84
|
Montecchio
|
*
|
*
|
*
|
*
|
*
|
*
|
*
|
Montegabbione
|
51,75
|
0,37
|
-
|
27,95
|
141,30
|
11,77
|
1,87
|
Monteleone
|
76,23
|
0,22
|
-
|
51,49
|
300,30
|
24,83
|
1,21
|
Orvieto
|
51,51
|
0,32
|
0,87
|
29,93
|
143,60
|
49,92
|
5,71
|
Parrano
|
63,13
|
2,11
|
-
|
41,09
|
135,70
|
59,81
|
1,62
|
Porano
|
71,89
|
0,62
|
-
|
55,67
|
200,10
|
28,49
|
4,36
|
Umbria
|
52,09
|
1,71
|
0,81
|
31,34
|
179,20
|
54,26
|
6,86
|
*era ricompreso nel territorio del comune di Baschi
N.B.: A – percentuale di seminativi sulla
superficie agraria e forestale; B – percentuale di coltivazioni legnose sulla
superficie agraria e forestale; C – percentuale di coltivazioni industriali
sulla superficie agraria e forestale; D – percentuale di seminativi arborati
sulla superficie agraria e forestale; E – carico di bestiame in kg. per ha. di
superficie agraria e forestale; F – numero di ovini e caprini per 100 ha. di
superficie agraria e forestale; G – percentuale degli addetti nell’ industria
sulla popolazione residente
Nel 1951
l’analisi di due indici dell’attività agricola (il carico di bestiame in kg.
per ha. di superficie agraria e forestale e il numero di ovini e caprini per
100 ha. di superficie agraria e forestale) non determina novità significative
riguardo alle valutazioni espresse, nei periodi precedenti, circa alcune
caratteristiche del settore agricolo nell’Orvietano.
I valori che due
indici dell’attività industriale (percentuale degli addetti nell’industria
sulla popolazione residente e percentuale degli addetti nell’industria sul
totale della popolazione attiva) assumevano nei comuni del comprensorio
orvietano, dimostrano ancora una volta il limitato peso del settore industriale
nell’ambito del sistema economico locale.
9
Rispetto al
1930, si può rilevare però che in molti comuni si è registrata una certa
crescita di quel settore (mentre a livello regionale si verificò una situazione
di stabilità).
I valori assunti
nell’Orvietano da un altro indice (la potenza installata nell’industria per 100
addetti) dimostrano inoltre che il settore industriale locale era, in
quell’anno, più “debole” rispetto ad altre realtà territoriali dell’Umbria,
essendo quei valori considerevolmente inferiori al valore medio regionale, ed
anche che era un settore caratterizzato dalla presenza di imprese di piccole dimensioni.
Tavola 5: alcuni indici dell’attività agricola e
industriale nel 1951
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
|
Allerona
|
114,00
|
49,28
|
3,08
|
8,05
|
219,74
|
Baschi
|
128,90
|
43,90
|
1,71
|
4,08
|
101,37
|
Castel Giorgio
|
189,00
|
82,33
|
5,71
|
10,95
|
46,01
|
Castel Viscardo
|
141,90
|
40,38
|
3,90
|
9,49
|
81,36
|
Fabro
|
216,80
|
57,43
|
3,41
|
7,70
|
46,32
|
Ficulle
|
136,30
|
29,92
|
3,49
|
8,90
|
38,58
|
Montecchio
|
119,50
|
38,30
|
2,51
|
6,57
|
115,07
|
Montegabbione
|
124,20
|
62,93
|
2,37
|
5,75
|
57,14
|
Monteleone
|
265,30
|
14,59
|
1,56
|
4,13
|
152,50
|
Orvieto
|
142,00
|
37,96
|
5,19
|
12,91
|
119,79
|
Parrano
|
120,20
|
32,96
|
1,62
|
3,72
|
225,00
|
Porano
|
200,40
|
27,17
|
2,96
|
7,43
|
113,95
|
Umbria
|
185,00
|
47,75
|
6,96
|
16,33
|
597,80
|
N.B.: A – carico di bestiame in kg. per ha. di
superficie agraria e forestale; B – numero di ovini e caprini per 100 ha. di
superficie agraria e forestale; C – percentuale degli addetti nell’industria
sulla popolazione residente; D – percentuale degli addetti nell’industria sul
totale della popolazione attiva; E – potenza installata nell’industria per 100
addetti nell’industria
Ulteriori dati,
tratti dallo studio di Bellini, possono essere esaminati.
Innanzi tutto si
può considerare la distribuzione della superficie agraria e forestale per tipi
di coltura nel 1847.
Può essere
rilevato che tale distribuzione, nel comprensorio orvietano e nel comune di
Orvieto, presentava delle differenze piuttosto significative rispetto alla
distribuzione per tipi di coltura che si verificava analizzando l’intera
regione (nell’Orvietano si aveva un minor peso degli arborati e dei prati e dei
pascoli e un maggior peso dei seminativi semplici e dei boschi).
10
Poi, esaminando
il numero delle aziende e del totale degli addetti nell’industria in 4 anni
(1870, 1890, 1911, 1927), si può rilevare, in primo luogo, che anche allora la
dimensione media delle aziende industriali - espressa in termini di numero
medio di addetti per azienda - era piuttosto limitata.
Inoltre si può
notare che nell’Orvietano lo sviluppo industriale che si è comunque realizzato,
pur se in misura limitata (occorre ricordare che il peso del settore
industriale nell’Orvietano era inferiore rispetto al peso assunto da quel
settore nell’intera regione), si è verificato in ritardo rispetto ad altre aree
dell’Umbria (ciò è dimostrato dai tassi di incremento del totale degli addetti
nell’industria, riguardanti l’Orvietano, che spesso, nel periodo preso in
esame, sono risultati essere superiori, anche considerevolmente, rispetto ai
tassi di incremento medi regionali).
Infine,
esaminando la distribuzione degli addetti nell’industria per classi di attività,
nel 1927, si può osservare che quella distribuzione nel comprensorio orvietano
e nel comune di Orvieto presentava diversità degne di nota rispetto alla
distribuzione che si registrava considerando l’intera regione (nel comprensorio
orvietano e nel comune di Orvieto si verificava un maggiore peso delle
industrie dei prodotti agricoli, delle industrie che lavoravano i minerali,
delle industrie che lavoravano le fibre tessili, delle industrie e dei servizi
per i bisogni collettivi, un minore peso invece delle industrie che lavoravano
i metalli e delle industrie chimiche).
Tavola 6: distribuzione della superficie agraria e
forestale per tipi di coltura nel
1847
(valori
percentuali)
Orvieto
|
compr.orv.
|
Umbria
|
|
A
|
24,3
|
19,9
|
16,2
|
B
|
7,9
|
11,5
|
18,8
|
C
|
19,1
|
17,6
|
32,5
|
D
|
1,5
|
0,7
|
0,1
|
E
|
45,2
|
48,9
|
31,8
|
F
|
1,9
|
1,4
|
0,5
|
N.B.: A – seminativi semplici; B – arborati; C –
prati e pascoli; D – colture specializzate; E – boschi; F – sterile
Tavola 7: aziende e addetti nell’industria nel 1870
aziende
|
addetti
|
addetti/aziende
|
|
Orvieto
|
4
|
52
|
13,00
|
compr.orv.
|
77
|
133
|
1,73
|
Umbria
|
2.059
|
5.938
|
2,89
|
11
Tavola 8: aziende e addetti nell’industria nel 1890
aziende
|
addetti
|
addetti/aziende
|
|
Orvieto
|
169
|
282
|
1,67
|
Compr.orv.
|
401
|
667
|
1,67
|
Umbria
|
12.887
|
25.673
|
2,00
|
Tavola 9: aziende e addetti nell’industria nel 1911
aziende
|
addetti
|
addetti/aziende
|
|
Orvieto
|
189
|
655
|
3,47
|
compr.orv.
|
312
|
1.073
|
3,44
|
Umbria
|
4.139
|
29.197
|
7,06
|
Tavola 10: aziende e addetti nell’industria nel 1927
aziende
|
addetti
|
addetti/aziende
|
|
Orvieto
|
358
|
1.162
|
3,25
|
compr.orv.
|
784
|
2.408
|
3,08
|
Umbria
|
10.170
|
47.748
|
4,70
|
N.B.: il rapporto tra numero degli addetti e numero delle aziende rappresenta
la dimensione media delle aziende
Tavola 11: variazioni percentuali del numero degli
addetti nell’industria
1890-1870
|
1911-1890
|
1927-1911
|
|
Orvieto
|
+442,3
|
+132,3
|
+ 77,4
|
compr.orv.
|
+401,5
|
+ 60,9
|
+124,4
|
Umbria
|
+332,4
|
+ 13,7
|
+ 63,5
|
12
Tavola
12: distribuzione degli addetti nell’industria per classi di attività nel 1927
(valori percentuali)
Orvieto
|
compr.orv.
|
Umbria
|
|
A
|
-
|
-
|
4,2
|
B
|
17,7
|
19,2
|
17,4
|
C
|
11,5
|
15,3
|
19,8
|
D
|
11,7
|
16,7
|
14,6
|
E
|
22,6
|
20,6
|
18,3
|
F
|
0,2
|
0,1
|
5,5
|
G
|
36,4
|
28,2
|
20,2
|
N.B.: A – industrie estrattive; B – industrie di prodotti
agricoli; C – industrie che lavorano i metalli; D – industrie che lavorano i
minerali; E – industrie che lavorano le fibre tessili;F – industrie chimiche; G
– industrie e servizi per bisogni collettivi
Nel 1927, poi,
nel comune di Orvieto, nelle industrie estrattive non operava nessuna azienda,
nelle industrie di prodotti agricoli operavano 108 aziende e 205 addetti, nelle
industrie che lavoravano i metalli 48 aziende e 133 addetti, nelle industrie
che lavoravano i minerali 30 aziende e 136 addetti, nelle industrie che
lavoravano le fibre tessili 110 aziende e 263 addetti, nelle industrie chimiche
1 azienda e 2 addetti, nelle industrie e servizi per bisogni collettivi 61
aziende e 423 addetti.
Sempre nello
stesso anno, nel comprensorio orvietano, nelle industrie estrattive non operava
nessuna azienda, nelle industrie di prodotti agricoli operavano 238 aziende e
405 addetti, nelle industrie che lavoravano i metalli 102 aziende e 323
addetti, nelle industrie che lavoravano i minerali 78 aziende e 352 addetti,
nelle industrie che lavoravano le fibre tessili 219 aziende e 435 addetti,
nelle industrie chimiche 1 azienda e 2 addetti, nelle industrie e servizi per
bisogni collettivi 135 aziende e 595 addetti.
Utilizzando i
dati desumibili da due censimenti della popolazione, il primo effettuato nel
1901 e il secondo nel 1921, è soprattutto possibile esaminare il
peso dei diversi settori, nell’ambito del sistema economico locale,
confrontandolo con quello assunto dagli stessi settori nell’intera Umbria. Il
peso dei settori viene determinato considerando il numero degli occupati.
Occorre
precisare che in quei censimenti fu preso in esame il cosiddetto circondario
orvietano, che non era costituito dagli stessi comuni che ora compongono il
comprensorio orvietano. Infatti facevano parte del circondario orvietano le
seguenti località: Allerona, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Città della
Pieve, Fabro, Ficulle, Montegabbione, Monteleone, Orvieto, Paciano, Parrano,
Piegaro, Porano, S.Venanzo, S. Vito in Monte.
13
Il comprensorio
orvietano è invece composto dai seguenti comuni: Allerona, Baschi, Castel
Giorgio, Castel Viscardo, Fabro, Ficulle, Montecchio, Monteleone,
Montegabbione, Orvieto, Parrano, Porano.
Occorre
aggiungere che il territorio dell’Umbria era distinto in 6 circondari. Oltre a
quello di Orvieto, esistevano i circondari di Foligno, Perugia, Rieti, Spoleto
e Terni (da notare inoltre che il Reatino allora faceva parte dell’Umbria).
Nel censimento
del 1901 gli abitanti con più di 8 anni, che esercitavano una professione,
furono distinti in 5 categorie: A) persone occupate nell’agricoltura; B)
persone occupate nell’industria; C) persone occupate nel commercio; D) persone
addette a servizi domestici e di piazza; E) persone che esercitavano
professioni e arti liberali.
Nella successiva
tavola viene riportato il numero dei componenti delle 5 categorie, nel
circondario orvietano e nell’intera Umbria.
Tavola 13: occupati in vari settori economici nel
1911
(valori assoluti e valori
percentuali)
circondario
orvietano
|
Umbria
|
|
A
|
23.151
(78,18%)
|
246.309 (73,69%)
|
B
|
3.482
(11,76%)
|
52.240 (15,63%)
|
C
|
1.122 ( 3,79%)
|
12.688 ( 3,80%)
|
D
|
786 ( 2,66%)
|
8.472 ( 2,54%)
|
E
|
1.072 ( 3,62%)
|
14.542 ( 4,35%)
|
Le principali
differenze tra la situazione che contraddistingueva il circondario orvietano e
quella che emergeva considerando l’intera Umbria, erano due: il maggiore peso
assunto, nel circondario orvietano, dal settore agricolo e il corrispondente
minore peso del settore industriale.
Occorre
precisare che il settore industriale era costituito da tutte quelle attività
economiche che non facevano parte degli altri 4 settori. Ciò vuol dire che
l’industria non era composta esclusivamente da grandi imprese, come
generalmente oggi si ritiene.
Inoltre si può
rilevare che, in entrambe le aree territoriali prese in considerazione, il
settore economico dominante era l’agricoltura, nella quale svolgevano la
propria attività più del 70% del totale degli occupati. Il secondo settore per
importanza era l’industria, ma in essa gli occupati non superavano il 15% circa
del totale.
14
Gli altri tre
settori, considerati complessivamente, assorbivano solo circa il 10% del totale
degli occupati.
Nel circondario
orvietano, nel 1901, i comparti del settore industriale di maggiore importanza,
prendendo in esame il numero degli occupati, erano i seguenti: industrie
metallurgiche e meccaniche (313), industria edilizia (836), industria della
lavorazione del legno e dell’arredamento delle abitazioni (480), industria
della lavorazione delle pietre, argille e sabbie (142), industrie tessili
(167), industrie attinenti al vestiario e all’acconciatura delle persone
(1154), industrie alimentari (259).
Negli altri
settori economici, esclusa l’agricoltura, le attività di maggiore rilievo, in
termini di occupati che vi lavoravano, erano le seguenti: trasporti, poste ,
telegrafi e telefoni (443), vendita di merci all’ingrosso e al minuto (462),
esercizi pubblici (170), persone addette al servizio domestico (737),
amministrazione pubblica (242), difesa del Paese (165), insegnamento (155),
culto (240).
Nel censimento
del 1921 la popolazione con età superiore ai 10 anni, che esercitava una
professione, fu distinta in 6 categorie: A) persone occupate nell’agricoltura;
B) persone occupate nell’industria; C) persone occupate nel commercio; D)
persone occupate nell’amministrazione pubblica e privata; E) persone che
esercitavano il culto, le professioni e le arti liberali; F) addetti ai servizi
domestici.
Nella successiva
tavola viene riportato il numero dei componenti delle 6 categorie , nel
circondario orvietano e nell’intera Umbria.
Tavola 14: occupati in vari settori economici nel
1921
(valori assoluti e valori
percentuali)
circondario
orvietano
|
Umbria
|
|
A
|
22.853 (77,51%)
|
251.188 (70,40%)
|
B
|
4.063 (13,78%)
|
69.566 (19,50%)
|
C
|
649 (
2,21%)
|
9.470 (
2,66%)
|
D
|
717 (
2,44%)
|
9.750 (
2,74%)
|
E
|
685 (
2,33%)
|
10.217 (
2,87%)
|
F
|
518 (
1,76%)
|
6.643 (
1,87%)
|
Come nel 1901,
nel 1921 le principali differenze tra la situazione che caratterizzava il
circondario orvietano e quella che emergeva considerando l’intera Umbria, erano
due: il maggiore peso assunto, nel circondario orvietano, dal settore agricolo
e il corrispondente minore peso del settore industriale.
15
Nuovamente, in
entrambe le aree territoriali esaminate, il settore economico preponderante era
l’agricoltura, nella quale svolgevano la propria attività più del 70% degli
occupati. Il secondo settore per importanza era l’industria, ma in essa gli
occupati non superavano il 20% del totale.
Gli altri
quattro settori, considerati complessivamente, assorbivano solamente circa il
10% del totale degli occupati.
In venti anni,
dal 1901 al 1921, nel circondario orvietano, si verificò una lieve riduzione
del peso del settore agricolo e una più accentuata crescita, sebbene piuttosto
limitata, del peso dell’industria.
Gli occupati
nell’agricoltura passarono da 23.151 a 22.853 unità e gli occupati
nell’industria passarono da 3.482 a 4.063 unità. Ciò si verificò anche in tutta
l’Umbria, in misura però più accentuata.
Nel circondario
orvietano, nel 1921, i comparti del settore industriale di maggiore importanza,
considerando il numero degli occupati, erano i seguenti: industrie del legno,
della paglia e affini (495), industrie che lavoravano i cereali (135),
industrie che utilizzavano le spoglie animali (497), successive lavorazioni dei
metalli (343), preparazione e lavorazione dei minerali (143), costruzioni
edilizie, stradali e idrauliche (659), vestiario, arredamento domestico, nettezza
e acconciatura della persona (758), trasporti e viabilità (707).
Negli altri
settori economici, esclusa l’agricoltura, le attività di maggiore rilievo, in
termini di occupati che vi lavoravano, erano le seguenti: vendita di merci e
derrate alimentari (202), vendita di generi non alimentari (135), vendita di
merci diverse (126), esercizi pubblici (142), amministrazione pubblica (120),
difesa del Paese (337), amministrazione privata (110), culto(200), insegnamento
(269), professioni sanitarie (124).
L’analisi
dell’andamento della popolazione può risultare utile se si intende esaminare la
situazione economica locale, in un determinato periodo, poiché i flussi demografici
da un lato producono effetti sul sistema economico, e sono inoltre da esso
influenzati, e dall’altro possono essere anche considerati come degli
indicatori delle principali caratteristiche della situazione economica.
Peraltro, utilizzando
i censimenti, sono disponibili i dati sull’andamento della popolazione
nell’Orvietano, relativamente a un periodo piuttosto ampio, dal 1861 al 1951. A
tali dati ora si farà riferimento.
16
Nella successiva
tavola sono contenuti i dati riguardanti l’andamento della popolazione, nel
comune di Orvieto, nel comprensorio e nell’intera regione, dal 1861 al 1951. Si
può notare che, in tutti e tre gli ambiti territoriali considerati, la
popolazione è stata contraddistinta da un’evidente tendenza alla crescita.
Tavola 15: popolazione residente dal 1861 al 1951
Orvieto
|
compr.orv.
|
Umbria
|
|
1861
|
14.331
|
32.827
|
442.417
|
1881
|
16.160
|
37.426
|
493.801
|
1901
|
18.305
|
43.403
|
578.689
|
1911
|
18.940
|
45.274
|
612.695
|
1921
|
19.329
|
46.817
|
657.952
|
1931
|
20.352
|
48.993
|
695.663
|
1936
|
21.599
|
51.269
|
722.544
|
1951
|
24.422
|
54.494
|
803.918
|
Anche nei
diversi comuni del comprensorio orvietano, tra il 1861 e il 1951, si è
verificata una tendenza all’aumento della popolazione.
Tavola 16: popolazione residente nei comuni del
comprensorio orvietano dal
1861 al 1951
1861
|
1881
|
1901
|
1921
|
1951
|
|
Allerona
|
1.299
|
1.477
|
1.914
|
2.088
|
2.470
|
Baschi
|
4.401
|
5.283
|
6.310
|
6.690
|
7.180
|
Castel Giorgio
|
1.584
|
1.684
|
2.030
|
2.495
|
2.854
|
Castel
Viscardo
|
1.638
|
1.932
|
2.440
|
2.650
|
3.024
|
Fabro
|
1.770
|
2.134
|
2.326
|
2.418
|
2.787
|
Ficulle
|
2.355
|
2.612
|
2.914
|
3.366
|
3.643
|
Montecchio
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
Montegabbione
|
1.547
|
1.825
|
2.017
|
2.150
|
2.363
|
Monteleone
|
1.827
|
2.000
|
2.362
|
2.487
|
2.567
|
Orvieto
|
14.331
|
16.160
|
18.305
|
19.329
|
24.422
|
Parrano
|
1.109
|
1.207
|
1.523
|
1.706
|
1.730
|
Porano
|
966
|
1.112
|
1.262
|
1.438
|
1.454
|
N.B.: non sono presenti i dati relativi al comune di Montecchio, in quanto
quest’ultimo fu istituito solo nel 1948 ed in precedenza il suo territorio era
ricompreso in quello del comune di Baschi
Si può notare,
inoltre, che, suddividendo l’intero arco di tempo preso in esame in quattro
sotto-periodi (1861-1881, 1881-1901, 1901-1921, 1921-1951), l’andamento
17
della
popolazione residente, nel comune di Orvieto e nel comprensorio, non è
risultato essere costante nei quattro sotto-periodi considerati.
Ciò appare
evidente prendendo in esame i dati contenuti nella successiva tavola.
Tavola 17: variazioni percentuali della popolazione
residente dal 1861 al 1951
Orvieto
|
compr.orv.
|
Umbria
|
|
1861-1881
|
+12,77
|
+14,01
|
+11,62
|
1881-1901
|
+13,28
|
+15,97
|
+17,19
|
1901-1921
|
+5,60
|
+7,87
|
+13,70
|
1921-1951
|
+26,35
|
+16,40
|
+22,19
|
1861-1951
|
+70,42
|
+66,01
|
+81,71
|
Analizzando
sempre i dati contenuti nella precedente tavola, si può inoltre rilevare che,
nell’intero periodo e in alcuni dei sotto-periodi, l’aumento della popolazione
verificatosi nell’intera regione è stato più consistente rispetto agli
incrementi registratisi nel comune di Orvieto e nel comprensorio.
Se si
analizzano, poi, le variazioni della popolazione nei diversi comuni del
comprensorio orvietano, può essere notato che anch’esse sono diverse nei
quattro sotto-periodi considerati.
Se si prende in
esame, inoltre, l’intero periodo, si rileva chiaramente che si è verificato,
nei diversi comuni, un andamento della popolazione differenziato, non omogeneo.
Tavola 18: variazioni percentuali della popolazione
residente nei diversi comuni
del comprensorio orvietano dal
1861 al 1951
1861-1881
|
1881-1901
|
1901-1921
|
1921-1951
|
1861-1951
|
|
Allerona
|
+13,71
|
+29,59
|
+9,09
|
+18,30
|
+90,15
|
Baschi
|
+20,04
|
+19,44
|
+6,03
|
+ 7,33
|
+63,15
|
Castel Giorgio
|
+6,32
|
+20,55
|
+12,91
|
+14,39
|
+80,58
|
Castel
Viscardo
|
+17,95
|
+26,30
|
+8,61
|
+14,12
|
+83,52
|
Fabro
|
+20,57
|
+
9,00
|
+3,96
|
+15,26
|
+57,46
|
Ficulle
|
+10,92
|
+11,57
|
+15,52
|
+8,23
|
+54,70
|
Montecchio
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
Montegabbione
|
+17,97
|
+10,52
|
+6,60
|
+9,91
|
+52,75
|
Monteleone
|
+9,47
|
+18,10
|
+5,30
|
+3,22
|
+40,51
|
Orvieto
|
+12,77
|
+13,28
|
+5,60
|
+26,35
|
+70,42
|
Parrano
|
+8,84
|
+26,18
|
+12,02
|
+1,41
|
+56,00
|
Porano
|
+15,12
|
+13,49
|
+13,95
|
+1,12
|
+50,52
|
N.B.: non sono presenti i dati relativi al comune
di Montecchio, in quanto quest’ultimo fu istituito solo nel 1948 e in
precedenza il suo territorio era ricompreso in quello del comune di Baschi
18
Quali sono le principali conclusioni che
possono essere derivate dall’analisi dei dati sin qui presi in esame?
Innanzi tutto, occorre rilevare che sono
conclusioni di notevole importanza perché forniscono indicazioni senza dubbio
utili per interpretare, almeno in parte, lo stato attuale del sistema economico
orvietano.
Infatti, ad esempio, emerge con evidenza
il fatto che, sia negli ultimi decenni del diciannovesimo secolo che agli inizi
del Novecento, nell’Orvietano il peso del settore industriale era poco
consistente.
Tale considerazione assume un notevole
rilievo perché, agli inizi del 2000, l’industria assumeva nuovamente
un’importanza limitata ed insufficiente al fine di contribuire a promuovere la
necessaria intensificazione del processo di sviluppo economico locale.
Ciò può essere considerato un problema,
di non secondario rilievo, per l’economia orvietana.
L’avere appurato che anche 100 anni or
sono si manifestava quel carattere specifico che ancora contraddistingue il
sistema economico locale induce a ritenere che esso costituisca un problema di
natura strutturale, e non quindi congiunturale, e che pertanto la sua soluzione
non può che essere complessa e richiedere interventi di diversa natura, i cui
effetti peraltro non possono esplicarsi nel breve periodo.
Tali problematiche saranno approfondite
successivamente quando saranno presi in esame i caratteri che
contraddistinguevano agli inizi del 2000 l’economia orvietana.
Ma fin d’ora è possibile sostenere che
l’insufficiente propensione al rischio imprenditoriale, causa principale del
limitato peso del settore industriale, ha caratterizzato la società orvietana
per un lungo periodo, fino ad oggi, ed è quindi molto probabile che essa
dipenda, soprattutto, da atteggiamenti di natura culturale fortemente radicati
nell’ambito della popolazione locale.
Pertanto tale interpretazione genera
almeno una conseguenza di notevole importanza: per accrescere, a livello
locale, lo “spirito” imprenditoriale occorre attuare una strategia complessa,
di non facile realizzazione, che tenda anche ad introdurre notevoli cambiamenti
nello stesso modo di pensare, nella stessa mentalità, nella stessa “cultura”,
che tradizionalmente prevale nell’ambito della società orvietana.
Quindi per accrescere la propensione al
rischio imprenditoriale e, pertanto, per contribuire in questo modo ad
intensificare il processo di sviluppo economico locale,
19
non ci si può affidare esclusivamente ad
interventi di natura tradizionale ma occorre promuovere azioni più innovative e
di più difficile realizzazione.
Un’ulteriore conclusione a cui si può
pervenire riguarda una caratteristica del sistema industriale per la quale si
dimostra che la sua origine risale molto indietro nel tempo.
Infatti risulta evidente che, fin dagli
inizi del XX secolo, la dimensione media, in termini di addetti occupati, delle
imprese industriali orvietane era piuttosto limitata, inferiore alla dimensione
che contraddistingueva le imprese localizzate in altre parti dell’Umbria.
E anche oggi la dimensione media del
sistema imprenditoriale locale è insufficiente. Ciò rappresenta uno dei suoi
principali limiti che ne condizionano lo sviluppo.
Nell’Orvietano prevalgono, infatti, non
tanto le piccole imprese, quanto le microimprese, con pochi addetti. Prevalgono
cioè le imprese che hanno una struttura eccessivamente semplificata, al cui
interno sono scarsamente diffuse le tecniche gestionali che contraddistinguono
le aziende ben organizzate. Tale caratteristica limita il contributo che le
imprese locali possono fornire alla crescita del prodotto e del reddito
complessivo.
Rilevare che quella caratteristica era
presente fin dagli inizi del processo di sviluppo industriale del sistema
economico orvietano, ancora una volta induce a ritenere che l’insufficiente
dimensione media delle imprese locali rappresenta indubbiamente un problema di
natura strutturale, non congiunturale, la cui soluzione, pertanto, di nuovo,
presenta difficoltà non facilmente superabili.
E, in ultima analisi, anche in questo
caso, si dimostra che un miglioramento della situazione economica locale,
sebbene possibile, non può essere considerato di agevole realizzazione.
Un’altra conclusione degna di attenzione
riguarda il settore agricolo. La sua importanza ha, anch’essa, origini lontane.
Ed è probabile che il notevole peso assunto da questo settore abbia, in qualche
misura, ostacolato lo sviluppo di nuovi settori, frenando ulteriormente le
prospettive di crescita del sistema economico locale.
Inoltre, dall’esame di una parte dei
dati, relativi all’agricoltura, in precedenza riportati, emerge la presenza,
nel settore agricolo, di alcuni elementi di arretratezza.
Se ciò fosse vero, potrebbe essere così
individuata una delle cause dell’insufficiente sviluppo del settore industriale
e cioè il fatto che, nel corso dei decenni passati, si sia creato,
nell’agricoltura locale, un ammontare complessivo di capitali finanziari
20
insufficiente affinchè una parte di essi
fosse investita, nella misura necessaria, nel settore industriale, ostacolando
così il suo necessario sviluppo.
Infine il fatto che, nell’intero periodo
considerato, la crescita della popolazione, nel comprensorio orvietano, è stata
inferiore a quella verificatasi nell’intera regione, può essere interpretato
come una dimostrazione, seppure parziale e non definitiva, del manifestarsi, nell’Orvietano,
di condizioni economiche meno favorevoli rispetto a quelle che hanno
caratterizzato altre parti del territorio regionale.
20
insufficiente affinchè una parte di essi
fosse investita, nella misura necessaria, nel settore industriale, ostacolando
così il suo necessario sviluppo.
Infine il fatto che, nell’intero periodo
considerato, la crescita della popolazione, nel comprensorio orvietano, è stata
inferiore a quella verificatasi nell’intera regione, può essere interpretato
come una dimostrazione, seppure parziale e non definitiva, del manifestarsi, nell’Orvietano,
di condizioni economiche meno favorevoli rispetto a quelle che hanno
caratterizzato altre parti del territorio regionale.
21
L’economia
orvietana dal 1951 al 1991
In questo
capitolo saranno presi in esame i principali cambiamenti intervenuti nella
situazione economica dell’Orvietano dal 1951 al 1991.
Gli anni che
delimitano il periodo preso in considerazione sono stati scelti perché in
quegli anni furono effettuati due censimenti della popolazione. Ed infatti
gran parte dei dati che saranno utilizzati sono stati ripresi da quei
censimenti (oltre quelli già citati sono stati esaminati i censimenti
effettuati nel 1961 e nel 1971).
La quantità dei
dati a disposizione non è molto ampia. La maggiore carenza di informazioni
riguarda soprattutto la prima parte del periodo considerato, mentre
successivamente, tramite l’utilizzo dei censimenti, è stato possibile acquisire
un maggior numero di dati.
Nonostante tale
limite, per la verità non di poco conto, l’analisi effettuata mantiene una più
che soddisfacente validità poiché consente realmente di individuare alcuni
mutamenti, di notevole importanza, verificatisi nel territorio orvietano.
Verranno inoltre
realizzati numerosi confronti con quanto avvenuto nello stesso periodo
nell’intera regione dell’Umbria.
In alcune tavole
poi verrà presa in considerazione la situazione verificatasi nei dodici comuni
del comprensorio (Allerona, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Fabro,
Ficulle, Montecchio, Montegabbione, Monteleone, Orvieto, Parrano, Porano).
La prima
variabile presa in esame è la popolazione attiva, che è costituita dalla somma
fra gli occupati e i disoccupati.
Sia nel comune
di Orvieto che nel comprensorio la popolazione attiva, tra il 1951 e il 1991, è
considerevolmente diminuita (nel comprensorio la diminuzione è stata però
superiore - 40,0% - a quella verificatasi nel comune - 16,6% -). Ma nello
stesso periodo, in Umbria, la riduzione della popolazione attiva è stata
inferiore rispetto a quella determinatasi nell’Orvietano.
Occorre poi
rilevare che sia nel comune di Orvieto che nel comprensorio la riduzione della
popolazione attiva è avvenuta soprattutto nel corso degli anni ’60 (in quel
periodo la popolazione attiva è diminuita del 15,4% nel comune di Orvieto e del
23,0% nel comprensorio).
22
È importante
notare che si è verificata una forte riduzione della popolazione attiva
complessiva, nell’Orvietano, perché l’ancora più consistente diminuzione della
popolazione attiva in agricoltura, peraltro di dimensioni simili a quelle
verificatesi nell’intera regione, è stata compensata da un incremento della
popolazione attiva negli altri settori pari al solo 20% circa della diminuzione
determinatasi in agricoltura, mentre nell’intera regione, negli altri settori,
l’aumento è stato pari al
40% circa della
riduzione della popolazione attiva nel settore agricolo.
Quindi se,
nell’Orvietano, l’aumento della popolazione attiva negli altri due settori
(industria e terziario) fosse stato delle dimensioni verificatesi nell’intera
regione, la riduzione della popolazione attiva complessiva sarebbe stata,
nell’Orvietano, inferiore, come inferiore sarebbe stata la riduzione, in realtà
molto consistente, della popolazione residente, conseguenza più importante
della notevole diminuzione della popolazione attiva in agricoltura, in quanto
causata principalmente dai consistenti flussi migratori verso l’esterno del
territorio orvietano avvenuti in quegli anni.
La riduzione
della popolazione ha a sua volta determinato, nei decenni successivi, ulteriori
effetti di notevole rilievo il più importante dei quali è stato l’elevato
processo di invecchiamento della popolazione.
In ultima
analisi, se negli anni ’60 si fosse operato per creare un consistente numero di
occasioni di lavoro alternative rispetto alle perdite occupazionali determinate
dal fenomeno dell’abbandono delle campagne, la situazione economica e sociale
dell’Orvietano, negli anni successivi, sarebbe stata profondamente diversa da
quella effettivamente determinatasi e senza dubbio migliore.
Pertanto
notevoli responsabilità non possono che essere attribuite ai soggetti che a
livello locale non hanno messo in atto, negli anni ’60, una strategia
finalizzata ad accrescere le opportunità di lavoro nei settori economici non
agricoli.
Nel comune di
Orvieto, negli altri decenni presi in considerazione, la popolazione attiva è
diminuita solo in misura molto limitata e in un caso è anche leggermente
aumentata. Nel comprensorio orvietano ciò è avvenuto nell’ultimo ventennio,
mentre già negli anni ’50 la diminuzione della popolazione attiva fu piuttosto
rilevante (-10,6%).
Una diversità
che si può riscontrare nell’andamento della popolazione attiva nell’intera
regione, rispetto a quanto verificatosi nel territorio orvietano, può essere
individuata nella tendenza, che ha caratterizzato l’ultimo ventennio, al
manifestarsi di un aumento abbastanza consistente (circa il 16%).
23
Se si esamina
inoltre l’andamento del tasso di attività (ottenuto considerando il rapporto
tra popolazione attiva e popolazione residente), in tutti gli ambiti
territoriali esaminati, e quindi anche nel comune di Orvieto e nel
comprensorio, si è assistito dal 1951 al 1971 al verificarsi di una tendenza
costante alla riduzione di quel tasso, tendenza invertitasi nell’ultimo
ventennio, sebbene il tasso in esame non abbia più raggiunto valori eguali a
quelli relativi all’inizio del periodo.
Si può poi
rilevare che mentre nel 1951 il tasso di attività che contraddistingueva
l’intera regione era superiore al tasso relativo al comune di Orvieto, quaranta
anni dopo i due tassi hanno assunto un valore pressochè uguale. Lo stesso non
si può sostenere per il comprensorio orvietano in quanto il tasso di attività,
sia nel 1951 che nel 1991, era inferiore di un paio di punti circa rispetto al
tasso medio regionale.
È utile
precisare che l’analisi dei valori e dell’andamento del tasso di attività
assume un notevole rilievo perché quel tasso rappresenta una variabile
economica piuttosto importante in quanto può essere considerato l’indicatore
del grado di partecipazione al mercato del lavoro della popolazione di un
determinato territorio e se assume un valore elevato ciò può significare
l’esistenza di una situazione occupazionale positiva, se invece esso assume un
valore piuttosto basso possono essere formulate
valutazioni
negative sullo stato dell’occupazione, soprattutto perché un basso tasso di
attività può essere determinato dalla presenza di un folto numero di lavoratori
“scoraggiati”, di persone cioè che non cercano nemmeno un posto di lavoro, e
quindi non risultano essere disoccupati e non fanno così parte della
popolazione attiva, semplicemente perché ritengono che sia inutile mettersi
alla ricerca di una occupazione in quanto i posti di lavoro disponibili sono
molto pochi.
Sono di notevole
interesse, infine, le informazioni che possono essere ricavate dall’esame della
distinzione della popolazione attiva nei tre principali settori in cui si può
suddividere la struttura economica di un determinato territorio, e cioè
agricoltura, industria e terziario (intendendo per appartenenti all’industria
tutte quelle attività di produzione di beni e non erogatrici di servizi, non appartenenti
al settore agricolo, svolte non solo da grandi imprese ma anche da imprese di
piccole dimensioni; in pratica nell’industria vengono inserite tutte quelle
attività che per le loro caratteristiche non possono essere inserite
nell’agricoltura e nel terziario).
Infatti quelle
informazioni rendono evidenti le profonde trasformazioni che hanno interessato
la struttura economica di tutte le realtà territoriali prese in esame e che
hanno inciso in modo altrettanto rilevante sulla struttura sociale e culturale
del territorio orvietano.
24
Si consideri che
nel comprensorio orvietano, nel 1951, il 66,1% della popolazione attiva era
assorbita dal settore agricolo e solo il 18,1% dal terziario. Quaranta anni
dopo la prima percentuale si è ridotta all’11,2% e la seconda è aumentata fino
a raggiungere il 58,6%.
In Umbria,
ugualmente, la popolazione attiva in agricoltura è passata, dal 1951 al 1991,
dal 56,3% al 7,5% del totale, mentre invece la popolazione attiva nel terziario
è passata, nello stesso periodo, dal 18,5% al 55,9%.
Anche nel solo
comune di Orvieto si è verificata una tendenza simile a quella che ha
contraddistinto l’intero comprensorio.
Occorre però
rilevare che all’inizio del periodo, nel 1951, la percentuale della popolazione
attiva in agricoltura sul totale era nel comune di Orvieto inferiore di circa
tredici punti a quella dell’intero comprensorio. Alla fine del periodo, nel
1991, quella percentuale assumeva valori piuttosto simili, sia nel comune di
Orvieto che nel comprensorio, valori comunque superiori al valore medio
regionale.
A tale proposito
occorre notare che, nel 1951, il settore agricolo nel comprensorio orvietano
assorbiva una percentuale della popolazione attiva complessiva superiore di
circa dieci punti alla percentuale che caratterizzava l’intera regione, mentre
invece nel comune di Orvieto quella percentuale presentava un valore inferiore,
di circa tre punti, al valore medio regionale.
Nel corso dei
quaranta anni considerati, poi, si è assistito, nel comune di Orvieto, nel
comprensorio e in Umbria, ad un aumento della percentuale della popolazione
attiva del settore industriale sul totale, un aumento non eccessivamente diversificato
nei tre ambiti territoriali esaminati.
Occorre
aggiungere però che, nel 1991, come del resto nel 1951, quella percentuale, sia
nel comune di Orvieto che nel comprensorio, assumeva valori inferiori al valore
medio regionale.
Quindi nel periodo
considerato si è confermata la tendenza, verificatasi fin dagli inizi del
Novecento, ed anche prima, rappresentata dal fatto che il settore industriale
assumeva, nell’Orvietano, un peso limitato, inferiore comunque a quello che
contraddistingueva altri territori dell’Umbria.
25
Tavola 19: popolazione attiva dal 1951 al 1991
|
1951
|
1961
|
1971
|
1981
|
1991
|
Orvieto
|
9.819
|
9.797
|
8.285
|
8.439
|
8.191
|
compr.orv.
|
22.330
|
19.970
|
15.374
|
15.001
|
15.412
|
Umbria
|
342.548
|
310.384
|
268.166
|
300.437
|
312.647
|
Tavola
20: variazioni percentuali della popolazione attiva tra il 1951 e il 1991
|
1961-1951
|
1971-1961
|
1981-1971
|
1991-1981
|
1991-1951
|
Orvieto
|
-0,23
|
-15,44
|
+1,86
|
-2,94
|
-16,58
|
compr.orv.
|
-10,57
|
-23,02
|
-2,43
|
+2,74
|
-30,98
|
Umbria
|
-9,26
|
-13,73
|
+12,04
|
+4,07
|
-8,73
|
Tavola
21: tasso di attività dal 1951 al 1991
|
1951
|
1961
|
1971
|
1981
|
1991
|
Orvieto
|
40,21
|
39,05
|
35,68
|
36,94
|
38,25
|
compr.orv.
|
40,98
|
38,67
|
34,41
|
34,71
|
36,41
|
Umbria
|
42,61
|
39,12
|
34,57
|
37,21
|
38,52
|
Tavola
22:popolazione attiva in agricoltura, industria e terziario dal 1951 al
1991
(valori assoluti)
|
|
1951
|
1961
|
1971
|
1981
|
1991
|
Orvieto
|
A
|
5.204
|
4.100
|
2.108
|
1.242
|
823
|
|
I
|
1.845
|
2.576
|
2.491
|
2.239
|
2.138
|
|
T
|
2.770
|
3.121
|
3.686
|
4.958
|
5.230
|
compr.orv.
|
A
|
14.767
|
10.156
|
5.059
|
2.723
|
1.723
|
|
I
|
3.531
|
5.109
|
4.713
|
4.537
|
4.645
|
|
T
|
4.032
|
4.705
|
5.602
|
7.741
|
9.035
|
Umbria
|
A
|
192.761
|
126.964
|
55.439
|
32.133
|
23.494
|
|
I
|
86.441
|
107.113
|
115.001
|
126.679
|
114.262
|
|
T
|
63.346
|
76.757
|
97.726
|
141.625
|
174.891
|
26
Tavola
23: popolazione attiva in agricoltura, industria e terziario dal 1951 al
1991
(valori percentuali)
|
|
1951
|
1961
|
1971
|
1981
|
1991
|
Orvieto
|
A
|
53,00
|
41,85
|
25,45
|
14,72
|
10,05
|
|
I
|
18,79
|
26,30
|
30,07
|
26,54
|
26,11
|
|
T
|
28,21
|
31,86
|
44,49
|
58,76
|
63,85
|
compr.orv.
|
A
|
66,13
|
50,86
|
32,91
|
18,16
|
11,24
|
|
I
|
15,82
|
25,59
|
30,66
|
30,25
|
30,14
|
|
T
|
18,06
|
23,56
|
36,44
|
51,61
|
58,63
|
Umbria
|
A
|
56,28
|
40,85
|
20,68
|
10,70
|
7,52
|
|
I
|
25,24
|
34,46
|
42,89
|
42,17
|
36,55
|
|
T
|
18,50
|
24,70
|
36,45
|
47,14
|
55,94
|
Per quanto
riguarda i singoli comuni del comprensorio orvietano, possono essere presi in
considerazione i dati relativi alla popolazione attiva, suddivisa anche per
settori economici, e al tasso di attività.
Tali dati
vengono riportati nelle successive tavole.
Non sono
necessari particolari commenti innanzi tutto perché il loro significato risulta
evidente analizzando i contenuti delle diverse tavole presentate.
Inoltre le
valutazioni che possono essere formulate sono pressochè uguali rispetto a
quelle già esposte, esaminando la situazione che contraddistingueva il solo
comune di Orvieto e l’intero comprensorio orvietano.
Occorre comunque
notare che emergono alcune differenze tra i diversi comuni del comprensorio e
molto spesso tali differenze si riscontrano tra la situazione che
contraddistingueva il comune di Orvieto e quella che caratterizzava gli altri
comuni.
Ad esempio il
comune di Orvieto è il comune nel quale si è verificata la riduzione più
contenuta della popolazione attiva, tra il 1951 e il 1991, a parte Porano nel
quale si è verificata una sostanziale stabilità di tale variabile.
Nel 1991, inoltre, il comune di Orvieto
era il comune che presentava il valore più elevato del tasso di attività
(peraltro nel 1951 il valore che quel tasso assumeva nel comune di Orvieto era
inferiore ai valori che contraddistinguevano diversi altri comuni del
comprensorio).
27
Nel 1991, poi,
nel comune di Orvieto, si registrava il valore percentuale più elevato relativo
alla popolazione attiva nel terziario ed il valore riguardante la popolazione
attiva nell’agricoltura era tra i più bassi (tale situazione si verificava
anche nel 1951, quando anzi il valore percentuale relativo alla popolazione
attiva nell’agricoltura era di gran lunga il meno elevato).
Tavola 24: popolazione attiva nei comuni del
comprensorio orvietano dal 1951
al 1991
|
1951
|
1961
|
1971
|
1981
|
1991
|
Allerona
|
944
|
778
|
573
|
610
|
656
|
Baschi
|
1.790
|
1.572
|
950
|
853
|
924
|
Castel
Giorgio
|
1.488
|
1.134
|
742
|
732
|
747
|
Castel
Viscardo
|
1.243
|
1.035
|
987
|
833
|
937
|
Fabro
|
1.234
|
982
|
781
|
902
|
1.021
|
Ficulle
|
1.427
|
1.184
|
730
|
601
|
601
|
Montecchio
|
1.111
|
964
|
601
|
516
|
571
|
Montegabbione
|
974
|
787
|
523
|
454
|
467
|
Monteleone
|
969
|
787
|
574
|
509
|
516
|
Orvieto
|
9.819
|
9.797
|
8.285
|
8.439
|
8.191
|
Parrano
|
752
|
489
|
272
|
233
|
207
|
Porano
|
579
|
461
|
356
|
319
|
574
|
Tavola
25: variazioni percentuali della popolazione attiva nei comuni del
comprensorio orvietano dal
1951 al 1991
|
1961-1951
|
1971-1961
|
1981-1971
|
1991-1981
|
1991-1951
|
Allerona
|
-17,59
|
-26,35
|
+6,46
|
+7,54
|
-30,51
|
Baschi
|
-12,18
|
-39,57
|
-10,21
|
+8,33
|
-51,62
|
Castel
Giorgio
|
-23,79
|
-34,57
|
-1,35
|
+2,05
|
-49,80
|
Castel
Viscardo
|
-16,74
|
-4,64
|
-15,61
|
+12,49
|
-24,62
|
Fabro
|
-20,43
|
-20,47
|
+15,50
|
+13,20
|
-17,26
|
Ficulle
|
-17,03
|
-38,35
|
-17,68
|
-
|
-57,89
|
Montecchio
|
-13,24
|
-37,66
|
-14,15
|
+10,66
|
-48,61
|
Montegabbione
|
-19,20
|
-33,55
|
-13,20
|
+2,87
|
-52,06
|
Monteleone
|
-18,79
|
-27,07
|
-11,33
|
+1,38
|
-46,75
|
Orvieto
|
-0,23
|
-15,44
|
+1,86
|
-2,94
|
-16,58
|
Parrano
|
-34,98
|
-44,38
|
-14,34
|
-11,16
|
-27,53
|
Porano
|
-20,38
|
-22,78
|
-10,40
|
+79,74
|
-0,88
|
28
Tavola
26: popolazione attiva in agricoltura, industria e terziario nei comuni
del comprensorio orvietano
dal 1951 al 1991
(valori
percentuali)
|
|
1951
|
1961
|
1971
|
1981
|
1991
|
Allerona
|
A
|
77,02
|
66,97
|
37,87
|
23,12
|
15,86
|
|
I
|
11,34
|
20,06
|
38,05
|
36,89
|
37,20
|
|
T
|
11,66
|
12,99
|
24,09
|
40,00
|
46,96
|
Baschi
|
A
|
79,45
|
56,05
|
43,27
|
24,62
|
15,37
|
|
I
|
12,91
|
31,11
|
36,95
|
39,39
|
35,29
|
|
T
|
7,66
|
12,85
|
19,79
|
35,99
|
49,35
|
Castel
Giorgio
|
A
|
80,72
|
66,05
|
49,20
|
25,82
|
13,66
|
|
I
|
12,64
|
19,93
|
29,11
|
32,38
|
33,07
|
|
T
|
6,66
|
14,03
|
21,70
|
41,81
|
53,28
|
Castel
Viscardo
|
A
|
68,95
|
49,67
|
38,40
|
19,09
|
8,22
|
|
I
|
20,84
|
31,69
|
32,93
|
34,82
|
38,64
|
|
T
|
10,22
|
18,65
|
28,68
|
46,10
|
53,15
|
Fabro
|
A
|
69,70
|
55,91
|
24,08
|
14,53
|
8,43
|
|
I
|
16,70
|
24,85
|
29,07
|
32,60
|
30,27
|
|
T
|
13,62
|
19,25
|
46,87
|
52,89
|
61,32
|
Ficulle
|
A
|
77,02
|
67,06
|
47,40
|
26,63
|
15,15
|
|
I
|
12,34
|
16,64
|
24,11
|
32,62
|
28,46
|
|
T
|
10,66
|
16,30
|
28,50
|
40,77
|
56,41
|
Montecchio
|
A
|
80,02
|
55,19
|
46,09
|
28,49
|
12,61
|
|
I
|
11,89
|
32,37
|
30,29
|
27,14
|
34,33
|
|
T
|
8,10
|
12,45
|
23,63
|
44,38
|
53,07
|
Montegabbione
|
A
|
81,63
|
55,02
|
50,86
|
27,10
|
19,06
|
|
I
|
9,55
|
26,43
|
24,86
|
41,41
|
43,26
|
|
T
|
8,83
|
18,56
|
24,29
|
31,50
|
37,69
|
Monteleone
|
A
|
70,70
|
53,63
|
38,68
|
17,29
|
12,02
|
|
I
|
17,03
|
29,36
|
37,63
|
44,21
|
41,09
|
|
T
|
12,28
|
17,03
|
23,70
|
38,51
|
46,90
|
Orvieto
|
A
|
53,04
|
41,85
|
25,45
|
14,72
|
10,02
|
|
I
|
18,79
|
26,30
|
30,07
|
26,54
|
26,11
|
|
T
|
28,21
|
31,86
|
44,49
|
58,76
|
67,85
|
Parrano
|
A
|
90,30
|
79,76
|
48,90
|
27,47
|
15,46
|
|
I
|
3,59
|
7,57
|
22,43
|
33,05
|
33,34
|
|
T
|
6,12
|
12,68
|
28,68
|
39,49
|
51,21
|
Porano
|
A
|
60,28
|
58,79
|
41,30
|
21,63
|
9,06
|
|
I
|
17,62
|
22,78
|
33,71
|
28,22
|
29,45
|
|
T
|
22,11
|
18,44
|
25,00
|
50,16
|
61,50
|
29
Tavola
27: tasso di attività nei comuni del comprensorio orvietano dal 1951 al
1991
|
1951
|
1961
|
1971
|
1981
|
1991
|
Allerona
|
38,22
|
35,91
|
33,63
|
35,78
|
36,28
|
Baschi
|
41,90
|
43,00
|
32,02
|
31,17
|
34,21
|
Castel
Giorgio
|
52,14
|
41,83
|
33,08
|
32,71
|
33,46
|
Castel
Viscardo
|
41,11
|
36,75
|
37,10
|
31,31
|
33,11
|
Fabro
|
44,28
|
36,50
|
31,24
|
32,88
|
36,38
|
Ficulle
|
39,18
|
37,71
|
33,51
|
34,47
|
36.04
|
Montecchio
|
38,21
|
39,13
|
31,24
|
32,88
|
36,38
|
Montegabbione
|
41,22
|
38,56
|
34,48
|
33,73
|
36,95
|
Monteleone
|
37,75
|
34,92
|
32,14
|
31,25
|
32,11
|
Orvieto
|
40,21
|
39,05
|
35,68
|
36,94
|
38,25
|
Parrano
|
43,47
|
37,05
|
31,20
|
33,29
|
33,28
|
Porano
|
39,83
|
35,55
|
31,99
|
30,16
|
36,08
|
E’ inoltre
possibile analizzare le più importanti trasformazioni che hanno interessato
alcune attività economiche (l’agricoltura, l’industria, il commercio,
prevalentemente).
In questo caso
vengono utilizzati, come fonti statistiche, soprattutto i censimenti
dell’agricoltura e i censimenti dell’industria e dei servizi.
L’arco di tempo
che può essere preso in considerazione è, generalmente, più breve (non più di
trenta anni, dagli inizi degli anni ’60 agli inizi degli anni ’90).
Per quanto
riguarda l’industria e il commercio, occorre preliminarmente rilevare che è
necessario essere cauti nel formulare confronti fra i dati desumibili dai
censimenti del 1961 e del 1971 e i dati relativi ai censimenti del 1981 e del
1991 poiché i criteri utilizzati nella classificazione delle diverse attività
sono stati almeno in parte modificati.
Occorre poi
notare che con il termine “industria manifatturiera”, di cui spesso si farà
uso, si intende il complesso delle attività economiche volte alla produzione di
beni di varia natura (per ottenere l’industria nella sua interezza deve essere
aggiunto il settore edilizio o meglio l’industria delle costruzioni), quelle
attività economiche cioè che non possono essere considerate né agricole né
appartenenti al terziario. Ciò comporta che, fra l’altro, all’interno
dell’industria siano inserite anche imprese di piccole dimensioni, ad esempio
quelle artigianali, la cui attività consiste appunto nella produzione di beni.